Nella
mattinata di mercoledì 10 dicembre è stato comunicato dall'Unhcr,
l'Alto commisariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che i
migranti morti nel mar Mediterraneo nel 2014 mentre tentavano di
raggiungere l'Europa sono 3419. Morti nello stesso mare dove andiamo
in vacanza, a prendere il sole, giocare a beach volley o risolvere
cruciverba sotto l'ombrellone. Sappiamo però, ogni giorno sempre di
più, che lo stesso mare significa per chi è dall'altra parte,
frontiera, confine invalicabile, illegalità, perdita.
in ricordo dei morti in mare |
Di questo e
di altri dualismi tratta 'Io sto con la sposa'
(di
Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry,
Italia - Palestina 2014, 98’)
proiettato mercoledì sera al Cinema
Arlecchino di Monte Urano. Insieme al poeta e traduttore
siriano Tareq Al Jabr, uno
degli ideatori del progetto e tra i protagonisti del corteo nuziale,
abbiamo provato
a discutere i quesiti che il documentario pone.
Tareq
e gli autori del film avevano la necessità di “fare
qualcosa, una cosa”: è
uscito questo corteo nuziale, un viaggio da Milano a Malmö.
'Io sto con la sposa' è la risposta che avrebbero dato se il corteo
fosse stato fermato lungo le frontiere europee e, funzionando come da
talismano, ha permesso al gruppo di arrivare a destinazione.
Un'azione che testimonia ancora una volta la falsità di un'idea cara
ai populismi: l'Italia non è una meta ambita per chi è costretto ad
imbarcarsi ma rappresenta unicamente il primo posto dall'altra parte
del mare, da cui passare per poi raggiungere amici, parenti e
familiari in tutta Europa. Un'azione, quella del film, palesemente
illegale, secondo le norme sul favoreggiamento dell'immigrazione;
un'azione che risponde però ad altre leggi, universali, sul diritto
di muoversi liberamente. E come un atto politico così forte possa
diventare un film d'essai è un altro dei paradossi che l'operazione
'Io sto con la sposa' mostra.
Tareq Al Jabr |
L'invito, esplicito e semplice, che
Tareq Al Jabr fa alla platea di Monte Urano è di “informarsi
di più, perché la realtà non è quella nei media”. Il pensiero torna quindi a quella cifra, 3419 persone per cui il mare è significato morte, l'esatto contrario delle parole scritte su un altro cartellone, all'ingresso della sala, dove abbiamo chiesto al pubblico di rispondere alla domanda “Cos'è il mare per te?”. Ci sentiamo di condividere l'opinione di Stefano Liberti, apparsa mercoledì sul sito di Internazionale, ribadendo ancora una volta che i 3419 morti del Mediterraneo non sono vittime delle guerre da cui scappano o dei trafficanti, ma dell'area Schengen o meglio ancora, della convenzione di Dublino.
Incoraggiati
dal documentario continueremo, con un po' di consapevolezza in più,
il percorso di informazione e conoscenza sul fenomeno e sulle cause
dell'immigrazione, con cui il Tief
ha inaugurato il Tangram
Festival 2014. Comprendiamo dalle parole di Tareq quanto
difficile sarebbe stato addentrarsi nella complessità della guerra in
Siria, nei trenta minuti a disposizione per il dibattito, certi che è
nostro dovere creare la possibilità per approfondire l'argomento in futuro.
Ringraziamo per la disponibilità il cinema Arlecchino e il comune di Monte Urano.
Sito del film: www.iostoconlasposa.com
foto
di Carlo Berbellini
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