Un movimento dal basso ferma la privatizzazione dell'acqua in Messico

traduzione integrale a cura di Marco Lauri da un articolo di Alfred Acedo pubblicato su CIP – The Americas Program, rivista messicana di ‘azione e comunicazione per il cambiamento sociale’.




Il partito di governo, (PRI, Partito Rivoluzionario Istituzionale) e i suoi alleati, il Partito di Azione Nazionale (PAN), il Partito Verde e la Nuova Alleanza, sono stati costretti ad arretrare alla Camera dei Deputati. L'offensiva di privatizzazione, lanciata stavolta contro l'acqua, dovrà aspettare un'altra occasione – preferibilmente per i suoi promotori, in un momento non intorno alle elezioni.
La procedura per decidere sulla proposta di Legge Generale sull'Acqua, in programma per martedì 10 marzo, è stata rinviata sine die. Una notizia ha riportato la reazione aggressiva del deputato del PRI Manlio Fabio Beltrones, che ha dimostrato il suo disappunto in modo chiaro. Beltrones ha descritto coloro che chiamano la proposta di privatizzazione retrograda “lenti ad imparare” e ha detto che il processo di approvazione della proposta è stato sospeso perché “alcuni politici in campagna elettorale vogliono farne una bandiera e farsi votare”.
Il fatto è che, messa davanti a questa imminente svendita di beni pubblici, la cittadinanza ha reagito immediatamente. L'Unione degli Scienziati Impegnati in Messico ha richiesto una discussione pubblica dell'iniziativa e ha emesso una dichiarazione che in poche ore ha raccolto più di diecimila firme.
Gli scienziati hanno denunciato la mancanza di trasparenza nel processo di approvazione della proposta di privatizzazione e hanno sostenuto che i suoi contenuti violino l'articolo 4 della Costituzione messicana, in cui si legge: “Ciascuno ha diritto all'accesso, alla fornitura e al trattamento igienico dell'acqua per consumo personale e domestico in misura sufficiente, sicura, accettabile ed economicamente accessibile. Lo Stato garantisce questo diritto."

L'organizzazione ha identificato quattro problemi seri nella proposta di legge:
1)                 Favorisce la privatizzazione dell'acqua, considerata primariamente un bene economico e non un bene culturale e sociale. Accentua così la disuguaglianza nell'accesso all'acqua con l'aumento delle tariffe e compromette la disponibilità d'acqua necessaria all'equilibrio degli ecosistemi.
2)                 Favorisce lo spostamento e la morte dei fiumi legalizzando la pratica di trasferire acqua spostando grandi quantità da un bacino idrico ad un altro.
3)                 Espande le possibilità di inquinare l'acqua stabilendo una lista limitata di contaminanti che finirebbe con l'essere perennemente obsoleta.
4)                 Restringe, condiziona e sanziona studi, ricerche scientifiche e monitoraggi sociali.

Gli esperti hanno avvertito la comunità accademica e la società sul tentativo della Commissione Nazionale sull'Acqua di mettere l'approvazione della Legge Nazionale sull'Acqua su una “corsia preferenziale”. La proposta di corsia preferenziale è stata presentata dai legislatori Kamel Athié Flowers (PRI), José Antonio Rojo García de Alba (PRI), Sergio Augusto Chan Lugo (PAN) e Gerardo Gaudiano Rovirosa (PRD).

foto pubblicata insieme all'articolo originale
Più di trenta organizzazioni, movimenti e ricercatori si sono riuniti nel gruppo Acqua per Tutti per richiedere che i legislatori rifiutino la proposta di privatizzazione e considerino invece la Legge Generale sull'Acqua proposta da gruppi di cittadini, sottoposta all'esame del Senato il 24 febbraio di quest'anno.
La proposta dei cittadini è circolata come una petizione sulla piattaforma AVAAZ. Nel momento in cui si scrive ha avuto quasi 14.000 firme. La petizione chiede che il congresso scarti la proposta di privatizzazione e si impegni “in un autentico dialogo per l'approvazione di una Legge Generale sull'Acqua che permetta al Messico di passare a una gestione sostenibile ed equa, nel pieno rispetto dei diritti umani”.

La proposta dei cittadini consiste di 176 articoli e 19 clausole transitorie che regolano i provvedimenti costituzionali sull'accesso all'acqua per consumo domestico e personale e definiscono “le basi, le strutture e gli accordi per l'accesso e l'uso equo e sostenibile delle risorse idriche”. Stabilisce i poteri del governo federale, degli Stati, dei municipi e la partecipazione dei cittadini, per garantire i diritti umani relativi: all’acqua, al cibo connesso all’acqua, ad un ambiente salubre attraverso la disponibilità di una sufficiente qualità d'acqua per gli ecosistemi, all’assicurare l'uso preferenziale dell'acqua per i popoli indigeni e il rispetto delle loro forme di governo in rapporto all'acqua. La proposta include anche misure per ristabilire il flusso delle acque di falda e superficiali, eliminare progressivamente l'inquinamento e le attività che distruggono o danneggiano i bacini idrici e le falde acquifere, e porre fine alla vulnerabilità della popolazione a siccità e alluvioni causata dall'inadeguata gestione dei bacini. Per contro, lo scopo della proposta promossa dal governo di Enrique Peña Nieto – chiamata "Legge Korenfeld" dal direttore della Commissione David Korenfeld – è di mettere la distribuzione del vitale liquido sotto il controllo del settore privato. Questo aumenterà le tariffe e non condurrà ad un servizio migliore, come mostrato da molte esperienze locali e globali. Inoltre favorisce l'uso dell'acqua per il fracking. Quest'ultimo fatto ha portato alcuni parlamentari dell'opposizione a considerare la proposta come associata alla riforma dell'energia approvata lo scorso anno.  

Il fracking [qui un approfondimento in italiano a riguardo] consuma enormi quantità d'acqua. Ci vogliono tra i 9.000 e i 29.000 metri cubi d'acqua per far funzionare un singolo pozzo, e i principali giacimenti di scisti si trovano nelle parti più aride del paese, con conseguente pressione sulla sostenibilità delle risorse idriche. La proposta ufficiale  consente anche di ereditare le concessioni idriche, mantiene il permesso di commerciare le concessioni, modifica il termine “assegnazione” in “concessione”, consente ad un imprenditore che costruisce un canale o una conduttura di diventare detentore della concessione e richiede al governo di incorporare investimenti privati nella gestione idrica.
La riforma viola i trattati internazionali e contravviene alle indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che assegnano una quantità minima di acqua per le basilari necessità dell'esistenza a 100 litri al giorno. La proposta riduce spietatamente alla metà questo quantitativo, affermando che lo Stato garantirà solo 50 litri a persona – chiaramente inadeguati a soddisfare gli elementari bisogni di consumo e igiene personale.
Preoccupati da questo ultimo attacco contro i diritti fondamentali, i membri della Convenzione Nazionale dei Contadini e delle Organizzazioni Indigene ha affrontato la questione e programmato manifestazioni per impedire la privatizzazione delle acque.
Da parte loro, i gruppi parlamentari dei partiti Movimento del Cittadino, PRD e Morena hanno minacciato di occupare la pedana del Congresso, se necessario a impedire l'adozione dell'approvazione in Commissione da parte dell'intera legislatura.

Il progetto per consegnare l'acqua in mano ad interessi particolari, privati, è inziata anni fa. Secondo l'economista Eduardo Esquivel dell'Università Autonoma Nazione del Messico (UNAM), ci sono due tipi di concessione in Messico: piccoli o grandi coltivatori e grandi aziende come Coca-Cola, Femsa, PepsiCo, Nestlé ed altre.
"Dal 1994 circa 27 concessioni idriche sono state date a 16 imbottigliatori in 10 stati [della Federazione Messicana, n.d.t.] coinvolgendo 15 fiumi: cinque in Aguascalientes, due in Zacatecas, cinque in Jalisco, tre in Colima, una in Coahuila, cinque in Durango, una in Zacatecas, una in Guerrero and una in Morelia. La cessione più grande è stata assegnata nel 2001 sotto il governo di Vicente Fox all'impianto di imbottigliamento di Cuernavaca per 1.353.000 metri cubi di acqua di falda dal Rio Balsas", ha scritto recentemente Eduardo Esquivel.
Con questa vittoria della mobilitazione dal basso, è stato temporaneamente impedito ai parlamentari fedeli al governo di Peña Nieto di formalizzare la privatizzazione dell'acqua, che darebbe alle grandi aziende un controllo ad ampio raggio sulla preziosa risorsa, stabilendo i prezzi e aumentando i loro profitti. Tuttavia, la minaccia rimane latente. La rapida e massiccia risposta da parte delle organizzazioni contadine e indigene, per il momento, ha reso chiaro che le misure di privatizzazione dell'attuale governo avranno un costo politico sempre più alto.

Questo articolo è stato tradotto e riprodotto con il consenso della fonte, e non può essere riprodotto senza permesso o licenza. Qui il link dell'articolo in inglese (disponibile anche in spagnolo).

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