Al centro commerciale, ma con la sposa.

"C'è chi sta con Salvini, c'è chi non si Lega, c'è chi sta con Valentino Rossi, chi con la lobby motociclistica spagnola, poi ci siamo noi, oggi, che stiamo con la sposa. Contro ogni frontiera, con il cuore a Bologna."


L'8 novembre, in una calda e strana domenica autunnale, ha preso forma la quarta iniziativa del progetto 'Jenga: Costruisci!' che vede Tief come capofila ed è cofinanziato dalla Regione Marche. Una giornata particolare, per chi come noi già dalle dieci era in contatto diretto con chi da Bologna ribadiva il dovere morale dell'accoglienza e i valori dell'antifascismo. Un pomeriggio strano, in cui tre esponenti dei tre maggiori partiti della destra nazionale hanno parlato nella piazza (semivuota?) principale di una città che non li voleva e che ha dimostrato, grazie alla numerosa presenza di manifestanti provenienti da tutta la penisola, il proprio dissenso. Chi non era a Bologna sarà stato invece sicuramente distratto, verso le 14.00, da una seguitissima gara motociclistica, nonché ultima del Motomondiale 2015.

Si è inserita in questo contesto la proiezione dell'idea/film – come l'ha definita Tareq – 'Io sto con lasposa'. Abbiamo conosciuto Tareq Al Jabr, poeta e traduttore siriano da tre anni in Italia, lo scorso dicembre a Monte Urano, quando il film è stato proiettato al Cinema Arlecchino. L'abbiamo incontrato di nuovo in questa domenica assurda, assurda non solo per quello che ci accadeva intorno ma anche per quello che siamo riusciti a costruire: la visione di un immenso gesto politico in un dei tanti templi del capitalismo, il centro commerciale Città delle Stelle di Ascoli Piceno.

In questo non-luogo in cui Natale è già arrivato, è nato nel marzo scorso un posto strano, fortemente voluto da Coop Adriatica (che ha un ipermercato proprio all'interno del Centro Commerciale) e dato in gestione alle associazioni del territorio, in particolare il coordinamento Libera di Ascoli Piceno e l'insieme di circoli Arci 'Stay Human'. Il posto che ha ospitato la proiezione e l'intervento di Tareq si chiama 'Fuoriluogo' e sarebbe difficile immaginare un nome più adatto di questo. Lo stridore tra le immagini del corte nuziale che 'Io sto con la sposa' racconta e la situazione in cui le stesse immagini venivano proiettate era davvero tangibile e concreto. C'era quasi una sorta di piacevole disagio nei volti di chi assisteva a questa quasi performance, che solo inconsciamente voleva essere provocatoria: quello che ci interessava di più era far vedere il film ad Ascoli, sapendo che di proiezioni in città non ne erano ancora state fatte, nonostante il film fosse uscito da più di un anno (ottobre 2014).


"We managed to present our film -even- in a shopping center, thanks to the guys of Fermo. I was telling the story of our crazy beautiful "illegal" trip across Europe, while we were hearing the food basket wheels rolling behind us. Now that was special" 

Tareq Al Jabr dal suo profilo Facebook


Il pregio maggiore di 'Io sto con la sposa' è di essere un lavoro completo, in grado di emozionare con il suo tocco delicato, che consapevolmente o meno ha molto in comune con l'estetica e lo stile della poesia siriana. Un film capace di raccontare la sofferenza in modo sincero e catartico. Il viaggio è infatti una festa, un matrimonio fatto di tensione, cartine, tattiche per superare le frontiere, spumante e tanta tanta musica. Un matrimonio tra la parte migliore dell'Europa e i diritti umani che durante il film vengono conquistati e restituiti ad un numero troppo limitato di uomini e donne. 'Io sto con la sposa' è un invito, perché la situazione in Siria, così come in altri paesi, è tragica da cinque anni e continuiamo a non capirci nulla. Non capiamo ad esempio, che la questione non può essere “accoglienza sì o no”, come i populismi europei vorrebbero, la questione è se in Siria si riesce a vivere, oppure no. Cambiando la prospettiva, il problema si trasforma, non è più (solo) il sovraffollamento dei CIE – la loro stessa esistenza è chiaramente un problema – o di cambiargli nome, non è più (solo) l'ingrassare con le risorse destinate all'accoglienza cooperative create ad hoc, ma il problema è che non c'è la volontà di guardare negli occhi l'altro e riuscire a scorgere lì la millenaria storia dell'umanità.


Ecco forse l'invito del film, cioè che quando l'immensa giungla politica e burocratica che regolamenta le migrazioni non basta, quando è inadeguata e lacunosa, quando è oltraggiosa e inaccettabile, bisogna fottersene, ricordarsi che il cielo è di tutti e rischiare 15 anni di prigione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Grazie a Tasnim, Khaled, Gabriele, Antonio, Tareq, Manar, Abu Nawwar e tutti cast del film per metterci di fronte costantemente alla nostra mediocrità e alla mediocrità di molte delle leggi che ci governano. 

Grazie poi a Francesca per aver condiviso, se pur brevemente, la sua esperienza e il suo lavoro, e grazie anche ai 430 progetti SPRAR presenti nel territorio nazionale, grazie a Matteo e gli altri del Fuoriluogo per la comprensione e l'ospitalità, grazie a Sara Bicchierini che ha creduto in noi e nella nostra pazza idea di proiettare il film in un centro commerciale.

حينَ سكتَ أهل الحقّ عن الباطل

توهّم أهلّ الباطل أنّهم على حقّ

"Se i giusti saranno in silenzio 
di fronte all'ingiustizia,
l'ingiustizia si illuderà di avere ragione."

(libera traduzione da un proverbio arabo)


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mail tief@hotmail.it

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